L’Impero Romano è agli sgoccioli, i Germani sono alle porte, le perdite umane delle guerre sanguinose in corso non si contano più, ma questa situazione pare non fare alcuna presa sull’Imperatore, che altro non fa che mangiare, bere, dormire e… prendersi cura delle galline che amorevolmente alleva, e alle quali ha dato il nome degli imperatori suoi predecessori, dei suoi generali più o meno di successo e persino dei suoi nemici.
Con questo bel quadretto farsesco si apre il saggio del laboratorio intensivo di recitazione del venerdì, che riserva però non poche sorprese e colpi di scena, in una cavalcata tragicomica che è anche una riflessione su temi come etica e politica, rapporto tra Stato e cittadinanza, la retorica dell’eroe e della patria e su quale sia infine, davvero, il bene comune per un popolo e il senso della res publica.
Per il gruppo di lavoro, è l’occasione di lavorare, in certi casi congiuntamente, su personaggi complessi e sfaccettati e sulla loro vertiginosa parabola di azione; su un teatro di parola che non può prescindere dal corpo; e sul Teatro con la T maiuscola, quello che agisce anche come strumento di conoscenza del mondo attraverso il corpo, le emozioni, le riflessioni di chi lo fa e di chi lo guarda.